L'era di Stalin by Anna Louise Strong

L'era di Stalin by Anna Louise Strong

autore:Anna Louise Strong
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Stalin, rivoluzione russa,
ISBN: 88-8292-261-8
editore: Città del sole
pubblicato: 2018-09-21T16:00:00+00:00


1 Cima delle Montagne Rocciose alta 4.405 m., nello Stato di Washington. La più alta montagna degli Stati Uniti.

V. La grande follia

Nessuno, in nessuna parte del mondo, è in grado di disegnare la storia vera e completa degli eccessi che ebbero luogo nell’U.R.S.S. nel periodo 1936-38, né, credo, di valutarne giustamente le responsabilità. Un numero imprecisato di persone, certo molte decine di migliaia, furono arrestate di sorpresa, e inviate senza processo in campi di prigionia nel nord e nell’estremo oriente. Diverse migliaia furono i fucilati, di cui non fu più neppure comunicata la sorte ai loro amici. Dopo la morte di Stalin, L’U.R.S.S. cominciò una revisione di questi casi. Kruscev, nel suo famoso attacco a Stalin durante il XX Congresso, nel febbraio del 1956, riferì che 7.679 persone erano state “riabilitate” negli ultimi due anni, ma nella maggior parte di questi casi, gli interessati non erano più in vita. La rivelazione più drammatica fu quella che, dei 134 membri del Comitato centrale del partito, eletti nel 1934 a quello che fu detto allora il “Congresso della vittoria”, 98, il 70 per cento, erano stati arrestati e fucilati, per la maggior parte nel 1937-38.

La stampa antisovietica trova una soluzione ben semplice: essa proclama che il socialismo è per sua natura “spietato e totalitario”. Ma tra coloro che conoscono lo spirito di iniziativa della gente sovietica negli anni recenti e la sua passione per ciò che essa chiama, comunque, la sua libertà, non v’è nessuno che accetti questa tesi. Kruscev, e altri, offrono una spiegazione quasi altrettanto semplicistica: Stalin e il “culto della personalità” portano la colpa. Che vi sia una responsabilità di Stalin è fuor di dubbio: ma dichiarare colpevole lui non basta a dare una risposta esauriente al problema. Stalin agiva attraverso determinate strutture politiche: un’assemblea plenaria del Comitato centrale, nel febbraio 1937, discusse e approvò le misure fatali di tante conseguenze. D’altra parte, Kruscev stesso afferma che Stalin, in tutti questi atti, «pensava di prendere delle misure necessarie... nell’interesse delle masse lavoratrici, di difendere le conquiste della rivoluzione».

Verrà un giorno, io credo, che l’U.R.S.S., spingendo a fondo il processo di analisi di questi casi, e della storia, giungerà a un’obbiettiva valutazione di quel che avvenne. Per ora, tutto quel periodo mi sta di fronte come quello di una “grande follia”, e posso solo cercar di comprendere, attraverso segni indiretti, come si giunse ad essa.

Il problema del “sovvertimento delle istituzioni”, da parte di agenti nemici o di cittadini malcontenti, si presenta a tutti i Governi, ed è raro che venga affrontato nella maniera più specchiata, attraverso il semplice e rigoroso corso della legge. Spesso - e lo vediamo bene nel nostro paese — esso diventa un motivo di caccia alle streghe e di terrore di tutti verso tutti. Queste deviazioni dall’equilibrio politico hanno la loro origine, senza dubbio, nel fatto che “i colpevoli” non sono criminali ordinari, facili da classificare in un sistema di sanzioni legali proporzionate all’offesa, ma sono semplicemente uomini la cui lealtà si organizza in direzioni diverse da quelle richieste dallo Stato.



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